Buenos Aires, perché?

Il mio rapporto con Buenos Aires non è iniziato nel migliore dei modi.

Già in aeroporto a San Paolo, qualcosa non quadra al check-in: ho uno stop a Buenos Aires, per poi proseguire per Ushuaia, entrambi i posti sono in Argentina ed entrambi i voli sono della medesima compagnia, ma mi impediscono di ritirare il bagaglio nella destinazione finale, e questo perché l’Argentina obbliga al controllo bagagli necessariamente dopo il primo volo se si proviene da un altro Stato.

E tanti saluti al secchio, mi trovo con uno zaino di 23 chili in un aeroporto che non ha un deposito bagagli, con un altro volo da prendere all’alba del giorno dopo.

Santa (nomen omen), la mia collega che vive qui, mi dice che non riesce a raggiungermi in aeroporto e che io non riuscirò a raggiungere il centro perché è in atto da ieri un grande sciopero che paralizza tutto.

Uno parte dalle nostre città, sa cosa significa una manifestazione a Roma, e pensa ok, un po’ di pazienza e ce la faremo, e invece no, una manifestazione a Buenos Aires, non è una manifestazione, è una piaga d’Egitto. Lo capisco quando i manifestanti entrano in aeroporto, sono solo una piccolissima parte, sono pittoreschi, chiassosi, ma io non avevo mai visto un corteo di manifestanti dentro un aeroporto prima d’ora.

Devo liberarmi prima di tutto del bagaglio. Trovo la soluzione grazie ad Alicia, una splendida persona che lavora in ambasciata, e mi fa lasciare la valigia presso di lei.

Posso andare in giro, ma il centro è interdetto, Santa non riesce a raggiungermi. Mi trovo a Palermo, la zona buona, dove ci sono tutte le ambasciate, sono stanca, ho bisogno di un caffè e inizia a piovere.

Niente panico entro al MALBA.

Il cameriere che mi serve nella caffetteria del museo, mi riempie di attenzioni abbastanza lascive e non smette di farmi l’occhiolino, continua a sorridermi anche quando guadando nella mia direzione parla col cassiere, il quale, evidentemente ben indirizzato, mi rifila uno scontrino non mio e mi fa pagare il doppio. Gli chiedo spiegazioni, con mille scuse mi restituisce 5 pesos, ma gli faccio notare che si è sbagliato ancora e me ne restituisce altri 100. Hai capito, caro argentino, avrò pure i capelli verdi e posso sembrare una turista svampita, ma il mio sangue è napoletano, chiedi a Maradona che significa!

Nel museo c’è un autoritratto di Frida Kahlo

e poco altro, perché il piano più interessante è chiuso al pubblico.

Finalmente Santa riesce a raggiungermi,  mi porta in giro, ma piove tantissimo, così cerchiamo luoghi chiusi e accessibili, e dopo una visita all’Istituto italiano di cultura dove lei lavora,

entriamo, , al Colon, il bellissimo teatro dell’opera, tra i più grandi del mondo.

e poi, piano piano riusciamo ad arrivare fino all’obelisco

e alla Casa Rosada

 

In questa Buenos Aires fredda e umida mi colpiscono i senza tetto, che qui non sono singoli individui, ma interi  nuclei familiari, costruiscono la loro casa con buste di plastica sotto le rientranze dei palazzi, e ci vivono con figli e cane al seguito. E io  mi chiedo se sia giusto vivere così ed anche se non sia ugualmente ingiusto vivere in un bel palazzo chiuso a doppia mandata dove non puoi nemmeno ricevere ospiti se non scendi personalmente ad aprire il cancello.

Intanto i manifestanti spuntano da ogni dove sotto questa pioggia torrenziale e freddissima. Ci colpisce la sfilata di migliaia di motociclisti intenzionati a bloccare il traffico in qualunque direzione, loro la pioggia non la sentono, sono ore che girano compatti per la città, un serpente lungo chilometri che impedisce qualunque spostamento.

Proviamo la metro e vi troviamo centinaia di persone stipate in fila nell’attesa di uscire o di prendere un treno.

Autobus? L’autista sereno e rassegnato guida il suo mezzo personalizzato con tendine bianche e tappeti improponibili di vello di pecora. Un tragitto di 30 minuti, dura 1 ora e mezza

La mia giornata sarebbe davvero terribile senza Santa, così riusciamo a girare le cose a nostro vantaggio e andiamo a cena anche coni Alicia, non prima di esserci cambiate ed aver strizzato i vestiti

Ancora una volta le persone, dunque, senza Santa e Alicia per me la giornata di oggi sarebbe stata una giornata persa, invece ho guadagnato due amiche per strada.

Mi aspetta una notte in aeroporto e domani Ushuaia, la fine del mondo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *