La flaianite. Peppino annusa il mondo.

Nel 1990 Giovanni Russo conia il termine flaianite per indicare la tendenza a citare, anche a sproposito, lo scrittore Ennio Flaiano. Russo allora non sapeva che 14 anni dopo sarebbe nato facebook, il paradiso delle citazioni “ad capocchiam”.

Il mondo dei social cerca pillole di saggezza da propinare ad un grande pubblico spesso semianalfabeta per ottenere migliaia di like facendo leva su  una filosofia spicciola per superare il  malessere sociale del momento dando conforto e/o scatenando odio, immotivato ma catartico.

Non credo che Mark Zuckerberg avesse chiaro in mente cosa sarebbe diventata la sua creazione, fatto sta che, almeno in Italia, facebook è un luogo che il più delle volte è meglio non frequentare, un posto dove le pulsioni più basse si manifestano pubblicamente insieme alla più profonda ignoranza.  Le parole del compianto Umberto Eco (“I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”) meravigliosamente lapalissiane vengono ripetute quotidianamente proprio da quelli che il professore nominava, e cioè un’orda di imbecilli enormemente ignoranti, per attaccare i propri avversari, in questa moderna quanto inutile tenzone brandendo punti esclamativi come fossero balestre.

Mi riesce difficile imaginare un momento in cui l’Italia sia precipitata più in basso del punto dove sta oggi e sono perfettamente consapevole che la più grossa responsabilità ricada sul sistema di istruzione che ha fallito completamente, perché le persone che scrivono oggi sui social sono tutte mediamente scolarizzate ma disconoscono le regole elementari della grammatica pur copiando e incollando frasi di Seneca, Cicerone, Kant e Nietzsche  come se non ci fosse un domani e  non verificando la fonte, mai, che si tratti di frasi razziste, di notizie inventate o di aforismi attribuiti ad Alda Merini o a Charles Bukowski che ormai, poverini, sono diventati loro malgrado i protagonisti indiscussi della cultura pret a porter.

Ci sono cascata pure io quando ho trovato una frase di Flaiano che mi sembrava adatta per la mia foto di Peppino che annusa il mondo e ho cercato disperatamente la fonte su google, che la attribuiva al suo frasario essenziale. Così l’ho citato, ma dopo ho comprato il volumetto e la frase del gatto non c’era. Sono dura come un mulo se voglio andare in fondo alle cose e finalmente ho trovato e comprato il Taccuino del marziano, è li che si trova questo aforisma!

Tutta questa premessa per spiegare il mio pensiero: c’è un solo modo per risalire la china ed è quello di migliorare il livello di istruzione degli italiani, partendo da noi stessi, andando alla fonte delle notizie e insegnando ai nostri alunni innanzitutto che la scuola è una cosa seria e che se un cameriere stagionale con la seconda media si permette di dire che i vaccini non servono e sono dannosi e i medici professori universitari sono ignoranti in mala fede allora è lui l’ignorante, e non dobbiamo avere paura di dire al soggetto in questione che è una capra imbecille. Insomma è arrivato il momento di riappropriarsi del valore della Cultura, di non temere di dire che non siamo tutti uguali, che uno non vale uno e che la grammatica non è un optional, ma che la varietà del linguaggio è alla base dell’articolazione del pensiero.

 

Ennio Flaiano (1919-1972)

Nel 1960 Vittorio Gassman mette in scena Un marziano a Roma adattamento teatrale di un pezzo di Flaiano scritto 6 anni prima.

Il marziano Kunt atterrato a villa Borghese, prima viene accolto come un messia dai romani, ma dopo un po’ perde ogni importanza e lui stesso getta via il suo quaderno di appunti.

Tra le carte di Flaiano viene trovato postumo un piccolo blocco note, il Taccuino del marziano, appunto, che sembra proprio quello di Kunt, non perle di saggezza, ma  58 aforismi, “Istruzioni per sopravvivere nel migliore dei mondi possibili”.

A titolo esemplificativo, copio qua alcuni aforismi che fanno parte del Taccuino

1. Chi nasce, si preoccupi anzitutto di non nascere in una famiglia povera, o numerosa. La povertà sofferta durante l’infanzia o l’adolescenza, conduce l’uomo intelligente alla letteratura, alla politica, alle rivendicazioni sessuali. Scegliete una famiglia ricca e pretendete un’educazione basata sul principio che la ricchezza compra e giustifica tutto.

7. La società va trattata tenendo conto che è composta di persone sensibili alla corruzione, all’adulazione, al disprezzo. Usando queste tre leve non dovrebbe essere difficile dominarla.

11. I rivali non vanno combattuti, ma soltanto offesi. L’offesa ingrandisce sempre chi la fa, a danno di chi la riceve. Un’offesa che colpisca l’onore, la fortuna, l’ingegno, la famiglia di qualcuno, è durevole perché – vera o falsa che sia – conviene a tutti.

23. Sei stato condannato alla pena di vivere. La domanda di grazia, respinta.

32. In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All’occorrenza, essere capaci di andare a letto con la propria moglie.

33. La pornografia è noiosa perché fa del pettegolezzo su un mistero.

34. Amare il prossimo è la forma più raffinata di disprezzo per il prossimo.Si ammette che non si può fare altro che amarlo. E che per tutto il resto è inutilizzabile.

39. Un colpo di pistola sparato al momento giusto evita ogni penosa discussione. Il problema però resta aperto: a chi sparare? Nel dubbio, astenersi. Ma non venite poi a lagnarvi che le discussioni sono inutili.

48. La felicità dei greci: credevano che il cielo fosse a tremila metri e avevano posto gli dei su un monte alto meno di tremila metri.

50. Il mio gatto fa quello che io vorrei fare ma con meno letteratura.

58. Il profeta riceve tutti i giorni, eccetto il Venerdì, in cui viene ucciso.

Leggete questo libello alla luce del significato che Flaiano voleva dargli e capirete molto di più di un meme su facebook!

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