21 marzo 2017

Sono le 22,30 di martedì 21 marzo. Oggi inizia la primavera, o l’autunno. Dipende dai punti di vista. Non ci avevo mai pensato prima, per me il 21 marzo è giorno di rinascita. È il momento in cui la natura inizia a dare il meglio di sé, le mie passeggiate nei boschi con i cani si intensificano e diventano più lunghe e piacevoli.

Ma per me oggi inizia l’autunno, per me e per i miliardi di persone che vivono nell’emisfero australe, di cui io sono ospite per un po’.

Siamo così ancorati alle nostre certezze da non renderci conto di quanto siano inconsistenti, che basta prendere un aereo per capovolgerle. In futuro i nostri pronipoti probabilmente prenderanno uno shuttle, posso solo immaginare quanto insignificanti appariranno allora le diversità su cui abbiamo basato migliaia di guerre in secoli di storia umana.

Purtuttavia, mi rendo conto che è importante avere qualcosa di solido a cui aggrapparsi, capisco che alcuni vedano questa solidità nel pregiudizio e un po’ li invidio: un pregiudizio è una sicurezza, una stella polare che guida il cammino. Poi un giorno arriva Einstein e dice che tutto, ma veramente tutto, è relativo. E, purtroppo, ha ragione. Come ha ragione il francese che ieri, quando gli ho detto che sono italiana, immaginando un minimo di solidarietà da vicini di casa in un posto alla fine del mondo, mi ha risposto “nessuno è perfetto!” La ricerca di senso, di una guida sicura, di radici solide è istinto di sopravvivenza. Non si può essere nazionalisti nel 21esimo secolo, per questo lo si è fino all’eccesso, perché la teoria della relatività probabilmente ha avuto una dirompenza paragonabile solo alla bomba atomica, non a caso entrambe sono scoppiate nello stesso secolo, e chi vuole sopravvivere all’una e all’altra probabilmente deve ancorarsi a certezze inconsistenti

Tutto è relativo come in questa nave ora, ma nessuno di noi lo sa.

Non lo sanno questi tre giovani che irrompono nella sala comune dove una decina di persone stavano silenziosamente leggendo piuttosto che scrivendo al pc o guardando la tv che manda continuamente film in inglese sottotitolati in spagnolo.

A questi ragazzoni cileni non importa il punto di vista degli altri, a loro interessa vivere con gioia, per questo giocano a domino rumorosamente, in una maniera che non ho mai visto fare, avendo considerato per tutta la mia vita il domino un gioco abbastanza stupido, mi devo evidentemente ricredere considerando le urla di gioia o di scherno che accompagnano la vittoria e il rumore dei pezzi del domino che non vengono riposti ma ogni volta raccolti e rovesciati sul tavolo come se piovesse. Soprattutto a loro non interessa affatto se qualcuno vuole leggere, ascoltare musica con le cuffie, scrivere o vedere il film, loro mettono la loro radio ad alto volume e la accompagnano cantando e battendo i piedi. Portano scompiglio in questa nave un po’ morta, su cui siamo da 24 ore, e dopo 12 ore di navigazione ci troviamo al punto di partenza perché abbiamo dovuto riportare indietro un passeggero infortunato.

Sì, forse sono maleducati, ma loro non lo sanno.

E soprattutto non sanno chi è Einstein.

Per questo sono felici.

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