Tricarico, 26 Marzo 2020
Aspettavo le rondini
Le ho viste puntuali volare lontane a San Benedetto
Perlustravano
Chiedevano se tutto fosse a posto
Tutto è a posto
Io le aspetto, curando i loro nidi d’inverno
Tutto è pronto
Le aspetto perché mi raccontino cosa hanno visto, perché mi cantino dell’Africa e di terre calde e lontane
Aspettavo le rondini ma è arrivata la neve
Fredda silenziosa cupa
Come gli animi di chi la guarda
Vuoti
Sospesi
Assenti
Quarantena, zona rossa, contagi, mascherine, malati, morti, numeri.
Eravamo così sicuri di noi, chiusi nel nostro occidente opulento e tecnologico, da permetterci persino di essere no vax.
Aspettiamo
Deboli
Insicuri
Spauriti
E soli
Soli per legge
Soli perché il dolore è dentro e le fragilità non si mostrano
Soli e in silenzio in un mondo che urla
Urlano le sirene, urlano i morti per la loro illacrimata sepoltura.
Urla in silenzio la paura, la urlano gli occhi spauriti fuori dalle mascherine.
Urla l’ansia che diventa dolore fisico, i capelli sono aghi conficcati nella carne.
Il cuore impazzisce nel petto e tu lo calmi dici andrà tutto bene mentre l’unica cosa che hai voglia di dire è andrà tutto bene un cazzo, gettate quegli orribili arcobaleni con cui state appestando le vostre città, ma non lo dici, perché li hanno disegnati i bambini e loro qualcosa dovranno pur fare e dovranno pure avere la speranza nel futuro: sono loro il futuro, e non lo sanno, sapranno che noi eravamo il passato e il presente quando sarà troppo tardi per prenderci a calci come conviene.
Aspetto le rondini
Qui inchiodata in un presente distopico, invidiando chi finge che tutto vada bene, che basta avere una connessione internet per far girare il mondo come sempre
Come sempre
Ecco, se e quando tutto passerà, allora dovremo farlo girare diversamente questo mondo, assolutamente non come sempre, altrimenti vorrà dire che nemmeno la pandemia ci avrà insegnato un cazzo.
Aspetto le rondini
Qui
Non mi muovo
Spero davvero ci insegni qualcosa.