San Pedro de Atacama

San Pedro è la porta del deserto de Atacama il più secco del mondo, almeno così dicono.

Si trova a 2400 mt di altitudine, quando si arriva bisogna dare all’organismo un po’ di tempo per adattarsi; e non vi venga in mente di arrivarci da Valparaíso trascorrendo 25 ore in un autobus sporco e senza wifi, come ho fatto io!

Il primo impatto è abbastanza spiazzante: tra strade di terra e case di fango in un momento compaiono da ogni dove avvoltoi che vogliono venderti un posto in un ostello.

C’è una strada principale, di terra, su cui si affacciano decine di agenzie turistiche: qui la gente ha trovato il modo per vivere, e bene, grazie al deserto, uno spettacolo unico al mondo, per raggiungere il quale San Pedro è tappa obbligata.

Prima del boom del turismo il reddito pro capite era molto basso, per lo più si lavorava nelle miniere che sono nei dintorni.

Oggi, anche grazie ad internet che comunica la bellezza di questi luoghi, qui giungono persone da ogni parte del mondo.

Ogni casa è diventata un ostello, tutti si sono riciclati in qualche modo come agenti del turismo, ma la sensazione è  che molte di queste persone non siano mai uscite da Atacama, e che abbiano cambiato lavoro, lasciando però la mente nel chiuso delle miniere.

Al contrario, gli spazi naturali sono aperti e grandiosi, dal deserto del sale a due passi dal paese,

alla valle della luna in cui passeggi sentendoti Gagarin,

al Geyser del Tatio dove a 4500 di altitudine e con una temperatura esterna di meno 8 puoi farti il bagno nelle acque termali, all’aperto

o le lagunas escondidas in cui galleggi senza nuotare perché per ogni litro d’acqua contengono 300 grammi di sale

Pedras Rojas, dove la laguna cristallina si perde nel rosso delle rocce,

le saline, con i meravigliosi fenicotteri rosa

Insomma, a San Pedro si può stare giorni e giorni, ma si troveranno comunque escursioni interessantissime da fare.

Per la prima volta vedo un paese così piccolo pieno di bambini, è chiaro che queste persone non hanno  intenzione di lasciare questa miniera d’oro e mettono su famiglia.

Anche gli abitanti di Mapuche non intendono lasciare il paese, ma non fanno bambini, perché sono solo 12, e, immagino, tutti consanguinei. Restano lì imperterriti passando tutte le giornate a preparare spiedini di lama ed empanadas  (le migliori che io abbia mai mangiato) per i turisti che arrivano trasportati da minibus programmati per gli stessi giri, più o meno alle stesse ore.

E a me fanno un po’ pena queste persone che restano lì, ultimi baluardi di un paese che svanisce, che ogni mattina si alzano all’alba per vestire gli abitii di scena per il film che si ripete tutto uguale ogni giorno, alla stessa tariffa:  una foto 1000 pesos. Mi chiedo perché una donna di 70 anni debba stazionare nella chiesa vestita di tutto punto con abiti tradizionali aspettando i turisti a cui chiedere soldi per una foto. Non sa più nemmeno lei dove finisce la finzione e dova comincia la realtà

Per fortuna sono in compagnia di Miquel con la q, perché autenticamente ed orgogliosamente catalano, con cui ogni sera possiamo parlare di Europa, di Spagna, di Italia e della gente del Cile, senza alcuna finzione!

 

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